L’Intelligenza artificiale porta con sé la necessità di reskill

Leggendo il libro «L’era dell’intelligenza artificiale» di Kissinger, Schmidt e Huttenlocher ho incontrato questa frase “oggi una delle sfide poste dall’IA sta proprio nel fatto che le capacità e le risorse necessarie per crearla non si accompagnano a una prospettiva filosofica che consenta di comprenderne le più vaste implicazioni.”

Come abbiamo già vissuto con Internet, dopo la fase degli informatici arriva la fase degli umanisti che possono sfruttare appieno tutte le ricchezze della tecnologia. Questo perché più la tecnologia è diffusa e accessibile, e più le materie umanistiche diventano importanti. D’altronde è logico: se si crea uno strumento che in autonomia riesce a programmare, diventa più importante imparare a pensare e ragionare.

Il rapporto IBM “Augmented work for an automated, AI-driven world”  del 2023 ci dice infatti che il problema più urgente riguardante le risorse umane che le organizzazioni devono affrontare oggi, è “Costruire nuove competenze per i lavoratori”.

Ci sarà bisogno di un poderoso reskill grazie all’implementazione dell’IA e all’automazione nei prossimi tre anni.

Ma che tipo di reskilling? L’87% dei dirigenti si aspetta che i ruoli siano implementati, piuttosto che sostituiti, dall’IA generativa

Le competenze STEM stanno precipitando in importanza, passando dal primo posto nel 2016 al 12º posto nel 2023. Poiché la necessità di competenza tecnica è aumentata, molti dirigenti considerano queste abilità come assodate. Se guardano al futuro delle loro risorse umane, pensano di dover concentrare i loro sforzi sullo sviluppo di competenze trasversali In primis Gestione del tempo e delle priorità, Teamwork e Comunicazione.

Ovviamente questo dipende anche dal fatto che la tecnologia diventa più user-friendly, e quindi i lavoratori sono in grado di fare di più con competenze tecniche meno avanzate.

Esistono piattaforme di sviluppo software “No-code”, per esempio, che permettono di creare prototipi e applicazioni  senza un background di programmazione. Inoltre, man mano che le macchine assumono compiti banali, le persone possono dedicare più tempo al Problem Solving e al Teamwork, che richiedono competenze più forti.

È estremamente probabile che le competenze di cui i lavoratori hanno bisogno continueranno a cambiare, motivo per cui le organizzazioni devono possedere/costruire una struttura flessibile che possa evolversi.

Insomma Reskilling è la parola d’ordine che non si può ignorare

Possiamo pensare la riqualificazione come il restyling delle aziende.   Invece di un nuovo taglio di capelli o un nuovo guardaroba, bisogna avere un nuovo fantastico set di competenze. Secondo il rapporto della World Bank, nei prossimi tre anni ben il 40% dei lavoratori dovrà riqualificarsi a causa dell’impatto dell’intelligenza artificiale. Si tratta di quasi la metà della forza lavoro!

Non si può gestire l’impresa di domani con le competenze di ieri.

Nemmeno si può utilizzare il talento di domani nel modello operativo di ieri.

L’IA generativa promette di aprire la porta a nuove opportunità, se i leader sono disposti a mettere in discussione le ipotesi su cui sono costruiti i loro modelli di business.

Così anche la formazione professionale deve affrontare diverse sfide se vuole traghettarsi nel 21° secolo: ha bisogno di una rapida evoluzione tecnologica e di diversificazione dei metodi di apprendimento.

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